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Giunto alla sua trentasettesima edizione, il Grande Teatro 2023-24 propone otto spettacoli nell’arco di cinque mesi. Tre “classici”, un omaggio a Svevo e quattro a firma di autori contemporanei.

Dal 23 ottobre possibilità di acquistare i biglietti per i singoli spettacoli. Il giovedì gli attori incontreranno il pubblico.

 

ACQUISTO BIGLIETTI

Da lunedì 23 ottobre presso il Teatro Nuovo e Box Office e on line su
www.boxofficelive.it e www.boxol.it/boxofficelive

PREZZI BIGLIETTI

platea                                         €  26,00

balconata                                    €  23,00

prima galleria                              €  15.00

seconda galleria                          €  10,00

 

Dal 7 novembre al 17 marzo – per complessive quarantotto rappresentazioni – è in programma al Nuovo l’edizione 2023-24 della rassegna IL GRANDE TEATRO organizzata dal Comune di Verona in collaborazione col Teatro Stabile di Verona – Centro di Produzione Teatrale.

La fortunata rassegna invernale del Comune di Verona che – nata nel 1986 per volontà dell’Assessorato alla Cultura per dare continuità alla programmazione teatrale cittadina fino ad allora preminentemente estiva e nel corso degli anni ha fatto della nostra città una delle principali “piazze” italiane per gli allestimenti di qualità – giunge quest’anno alla sua trentasettesima edizione. Gli otto spettacoli in programma da novembre a marzo propongono il meglio della produzione 2023-24: tre “classici” (Gogol, Goldoni e Rostand), un omaggio a Italo Svevo e ben quattro spettacoli su testi di autori contemporanei, tutti e quattro viventi. Mai nella storia del Grande Teatro il baricentro si era spostato così in avanti verso i giorni nostri.

 

«Il teatro è comunità, è condivisione, è arte dal vivo fortemente empatica di cui continuiamo – sottolinea l’Assessora alla Cultura Marta Ugolini – ad aver molto bisogno. Consapevoli del valore anche sociale che il teatro ha, presentiamo con entusiasmo la nuova stagione autunnale del Comune di Verona, che come da tradizione andrà ad abitare il palcoscenico del Teatro Nuovo, rinnovando la collaborazione con il Teatro Stabile della città. Un appuntamento amato e atteso. Quest’anno in cartellone otto titoli che verranno programmati in sei serate ciascuno. Le opere scelte spaziano dal classico al contemporaneo, affrontando argomenti di grande attualità come la crisi climatica, la violenza sui minori, la legalità e il valore delle istituzioni. Un programma dunque che si interroga e riflette sulle dinamiche del presente, con l’ambizione di coinvolgere un pubblico sempre vasto e transgenerazionale».

 

«Ho voluto intitolare TEMPO D’AMORE questa edizione del GRANDE TEATRO – dichiara il direttore artistico spettacolo del Comune di Verona Carlo Mangolini – non solo perché alcuni titoli come ‘Gl’innamorati’, ‘Cyrano’ o ‘Perfetti sconosciuti’ trattano espressamente dell’argomento, pur se da diversi punti di vista e collocandolo in differenti epoche storiche. Né tantomeno per l’evidente riferimento a Verona Città dell’Amore. Semmai come risposta che il teatro può dare a qualunque forma di divisione, di contrapposizione, di manifestazione d’odio. Credo che in questo tempo più che mai ci sia bisogno di stare bene insieme, di conoscersi e capirsi. Da qui la scelta di autori che difendono l’amore, quello verso i propri figli, verso le istituzioni democratiche, l’amore di chi si prende cura del proprio pianeta o di chi protegge ad oltranza ogni forma di libertà. Autori che sanno parlare la lingua del presente, proposta sulla scena da registi di grande talento come Arturo Cirillo e Andrea Chiodi, pronunciata da maestri del teatro come Franco Branciaroli e Alessandro Haber, da artisti amati dal grande pubblico come Marco Paolini e Rocco Papaleo, da attori che vengono dal cinema o dalla televisione come Lino Guanciale, Francesco Montanari e l’intero cast di ‘Perfetti sconosciuti’. Un cast d’eccellenza, per una stagione capace di aprirsi all’altro e di parlare davvero a tutti».

 

«Anche nel 2023-24 – dice Piermario Vescovo, direttore artistico del Teatro Stabile di Verona – il GRANDE TEATRO conferma una scelta ricca e variata, rivolta a un pubblico ampio e composito, sia sotto il profilo della drammaturgia, classica e contemporanea, che per la vistosa presenza, accanto a nomi di interpreti di richiamo, di quel teatro che si definiva un tempo “di complesso”, che vede in scena un numero sostanzioso di attrici e attori. E nutrito resta ancora, continuando la nostra scommessa per un progressivo “ritorno a teatro” e ampliamento del pubblico, il numero delle repliche, sei per ciascuno degli otto spettacoli».

 

Inaugura la rassegna, dal 7 al 12 novembre, IL CASO KAUFMANN trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Giovanni Grasso ispirato a una storia vera. Ne sono interpreti Franco Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi, Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin e Andrea Bonella. Lo spettacolo si avvale della regia di Piero Maccarinelli ed è prodotto dal Centro Teatrale Bresciano, dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, dal Teatro Stabile di Verona e da Il Parioli.

Leo Kaufmann, sessantenne vedovo, è uno stimato commerciante ebreo e presidente della comunità ebraica di Norimberga. Un suo grande amico gli chiede di prendersi cura della figlia Irene e di aiutarla a stabilirsi a Norimberga. Irene piomba come un raggio di sole nella vita di Leo. Ha vent’anni, è bella, e tra i due s’instaura un rapporto speciale fatto di stima, affetto e attrazione. Lei però è ariana, e le leggi razziali stabiliscono che il popolo ebreo è nemico della Germania. Leo sarà condannato a morte per il reato di “inquinamento razziale”. La corte stabilirà infatti che tra i due c’è stata una relazione di carattere sessuale. Alla vigilia dell’esecuzione, Kaufmann chiederà di poter vedere il cappellano. Non per una conversione in punto di morte, ma per fare recapitare a Irene un ultimo messaggio.

 

La rassegna prosegue, dal 21 al 26 novembre, con LA COSCIENZA DI ZENO, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Friuli – Venezia Giulia e da Goldenart Production con la regia di Paolo Valerio e con Alessandro Haber come protagonista. In scena altri nove attori (Alberto Onofrietti, Francesco Migliaccio, Valentina Violo, Maria Grazia Plos,

Riccardo Maranzana, Emanuele Fortunati, Meredith Farulla, Caterina Benevoli, Chiara

Pellegrin e Giovanni Schiavo) per fare rivivere in teatro gli episodi salienti della vita di Zeno Cosini che per smettere di fumare ricorre alla psicanalisi. Alla base di tutti gli avvenimenti (dalla penosa fine del padre al suicidio dell’amico Guido, dal matrimonio con una donna che non gli piaceva alla relazione con Carla Gerco) c’è la personalità abulica di Zeno, incapace di vera partecipazione attiva alla vita e simbolo dell’inguaribile malattia esistenziale dell’uomo moderno. “La coscienza di Zeno” di cui ricorre quest’anno il centenario della pubblicazione, ha sempre avuto come protagonisti, nelle trasposizioni teatrali e in quelle televisive, grandi attori: da Renzo Montagnani a Giulio Bosetti, da Alberto Lionello a Johnny Dorelli. Il testimone passa ora ad Alessandro Haber, attore dal carisma potentissimo e dall’istinto scenico assolutamente personale, che fuori da ogni cliché sa coniugare ironia e profondità in ogni interpretazione.

 

Il terzo spettacolo in cartellone, L’ISPETTORE GENERALE di Nikolaj Gogol, è in programma dal 5 al 12 dicembre. Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e dal TSV Teatro Nazionale, ha per protagonista Rocco Papaleo e si avvale della regia di Leo Muscato. Insieme a Papaleo sono in scena Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Gennaro Di Biase, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani e Marco Zannoni. Commedia satirica fra le più divertenti del repertorio teatrale, “L’ispettore generale” si prende gioco della piccolezza morale di chi detiene il potere e si ritiene intoccabile. Scritta nel 1836, è ambientata in una cittadina della Russia zarista dove la notizia della visita di un ispettore generale mette in allarme funzionari e notabili. Bisognerà nascondere le magagne della pubblica amministrazione, far credere che tutto funzioni alla perfezione, evitare che vengano a galla inefficienza e disonestà. Il subbuglio è tale che un giovane di passaggio, lo squattrinato bellimbusto Chlestakov, verrà scambiato per il misterioso controllore. La commedia – che evidenzia la mascalzonaggine, la propensione all’imbroglio e l’assenza di buona fede sia del protagonista che degli altri personaggi – è un’espressione emblematica del teatro gogoliano e del suo tentativo di denunciare la burocrazia corrotta della Russia zarista e l’ingiustizia e i soprusi che la caratterizzavano.

 

La quarta opera in cartellone (la prima del 2024) è SANI! – Teatro tra parentesi di e con Marco Paolini su musiche originali composte ed eseguite da Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi. Prodotto da Jolefilm è in programma dal 9 al 14 gennaio. Lo spettacolo ha un filo conduttore autobiografico con storie che raccontano momenti di crisi piccoli e grandi, personali e collettivi che hanno cambiato il corso delle cose. Punto di partenza sono i temi di fondo della crisi climatica e della transizione ecologica. Sulla scena un enorme castello di carte mostra la fragilità dell’equilibrio di ogni sistema ecologico, naturale o artificiale che sia.

Paolini racconta la crisi della guerra fredda che ebbe come protagonista Stanislav Petrov e il fine settimana in Islanda, a Höfði, che cambiò le sorti del mondo, parla di Gemona e della Rosina, dell’uomo più solo del mondo, del peso delle cose, del lockdown del 2000 e dello sforzo necessario per costruire un progetto per il futuro. Il racconto iniziale e quello finale (già inseriti nella “Fabbrica del mondo”, il progetto di Marco Paolini e Telmo Pievani trasmesso con successo su Rai3 nel gennaio 2022) sottolineano che non basta avere consapevolezza: in una crisi servono coraggio e immaginazione, perché tornare a prima non si può. Per quanto desiderarlo sia umano, non è utile, né pratico.

 

La rassegna prosegue (dal 23 al 28 gennaio) con PERFETTI SCONOSCIUTI di Paolo Genovese che cura anche la regia. Lo spettacolo, prodotto da Nuovo Teatro, Teatro

della Toscana – Teatro Nazionale e Lotus Production vede in scena Dino Abbrescia, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Lorenza Indovina e Valeria Solarino. Il film “Perfetti sconosciuti” con la regia di Genovese è uscito nel 2016, ha incassato oltre diciassette milioni di euro e ha collezionato un’infinità di premi: tra questi, due David di Donatello, tre Nastri d’argento, un Globo d’oro e quattro Ciak d’oro. È poi entrato nel Guinness dei primati per via dei remake. Mai, nella storia del cinema, un film ne aveva avuti tanti. A sette anni dall’uscita può vantare ben venticinque adattamenti usciti, nell’ordine, in Grecia, Spagna, Turchia, India, Belgio, Francia, Corea del Sud, Ungheria, Messico, Cina, Russia, Armenia, Polonia, Germania, Vietnam, Giappone, Romania, Paesi Bassi, Israele, Repubblica Ceca, Slovacchia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Libano, Norvegia, Indonesia, Azerbaigian, Islanda e Danimarca. Con questo spettacolo Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale. Come nel film, durante una cena un gruppo di amici decide di fare un gioco della verità mettendo i propri cellulari sul tavolo per condividere pubblicamente messaggi e telefonate. Verranno così alla luce i loro segreti più profondi… con immancabili e divertenti colpi di scena.

 

Il sesto appuntamento del Grande Teatro è (dal 30 gennaio al 4 febbraio) con GL’INNAMORATI di Carlo Goldoni con la regia di Andrea Chiodi. Prodotto dal TSV Teatro Nazionale, lo spettacolo vede in scena Gaspare Del Vecchio, Elisa Grilli, Ottavia Sanfilippo, Cristiano Parolin, Francesca Sartore, Leonardo Tosini, Gianluca Bozzale, Alessia Spinelli e Riccardo Gamba. Andrea Chiodi si confronta con “Gl’innamorati” offrendo nuove chiavi di lettura di questo classico goldoniano. I protagonisti sono infatti due giovani molto più vicini al nostro tempo di quel che pensiamo. Due giovani che,

pur appartenendo al “ceto medio”, non possono ancora ambire all’indipendenza economica e quindi decidere autonomamente di formare una famiglia. Due giovani pressati dalle circostanze che, in preda alla gelosia, alla rabbia o alla paura cedono all’impulso di ferirsi, contraddicendo la sbandierata profondità dei loro sentimenti. Tra pochi alti e molti bassi, impareranno dalle loro disavventure che l’amore non basta a se stesso e che gestirlo è assai complesso. Chiodi mette in scena un incrocio di umanità disperate e divertite, dentro un decadimento dell’anima, un decadimento dei valori forse, originato dalle colpe dei grandi. Viene così messa in evidenza una generazione che non sa amare ma invidiare e che vuole essere altro da quello che è.

 

In programma dal 27 febbraio al 3 marzo il penultimo appuntamento della rassegna: L’UOMO PIÚ CRUDELE DEL MONDO di Davide Sacco che cura anche la regia. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Bellini, da LVF e dal Teatro Manini di Narni, vede in scena Lino Guanciale e Francesco Montanari. Cosa mai può spingere due uomini diversissimi per indole, professione, moralità, a incontrarsi, scontrarsi, rivelarsi a vicenda, prima riottosi, poi sempre più complici, quindi di nuovo diffidenti e, ancora, acconsenzienti alla posta in

palio messa sul tavolo? Ce lo rivelerà la sequenza finale, improvvisa e inaspettata, che arriva come un autentico pugno allo stomaco. Spiega il perché di quanto è accaduto

fino a quel momento. Nel frattempo si saranno esplorati i lati oscuri di ciascuno, quelli sottesi, sconosciuti, nascosti, taciuti, difficili da riconoscere e da affrontare se non sollecitati da qualcuno o da qualcosa che li faccia emergere, con cui confrontarsi e fare i conti. A dare voce a tutto questo sono Lino Guanciale e Francesco Montanari, interpreti per i quali il testo sembrerebbe essere stato scritto, calzante com’è sulle loro forti personalità attoriali. “L’uomo più crudele del mondo” prova ad indagare i labirinti malsani della mente, il confine tra il bene e il male, spingendo a una profonda riflessione sulla natura umana.

 

A chiudere Il Grande Teatro (dal 12 al 17 marzo) è CYRANO DI BERGERAC di Edmond Rostand nell’adattamento e con regia di Arturo Cirillo. In scena, oltre allo stesso Cirillo, Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta e Giacomo Vigentini. Lo spettacolo è prodotto da Marche Teatro, dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, dal Teatro Nazionale di Genova e da ERT – Teatro Nazionale. «Andare con il ricordo ad un musical da me visto da ragazzino a Napoli, nell’ancora esistente Teatro Politeama – racconta Arturo Cirillo – è stato il primo moto di questo nostro nuovo spettacolo. Il musical in questione era il “Cyrano” tratto dalla celeberrima commedia di Rostand. Riandare con la memoria a quella esperienza di giovane spettatore è per me risentire, forte come allora, l’attrazione per il teatro, la commozione per una storia d’amore impossibile e quindi fallimentare, ma non per questo meno presente, grazie proprio alla finzione della scena. Lo spettacolo che almeno trentacinque anni dopo porto in scena non è ovviamente la riproposizione di quel musical (con le musiche di Domenico Modugno) ma una continua contaminazione della vicenda di Cyrano di Bergerac, accentuandone più il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica, con delle rielaborazioni di quelle musiche, ma anche con elaborazioni di altre musiche, da Èdith Piaf a Fiorenzo Carpi. Un teatro canzone, o un modo per raccontare comunque la famosa e triste vicenda d’amore tra Cyrano, Rossana e Cristiano non solo attraverso le parole ma anche con le note, che a volte fanno ancora di più smuovere i cuori».

 

Nei giovedì di spettacolo, alle ore 18.00, gli attori incontreranno il pubblico.