liberamente ispirato a “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf
coreografa e danzatrice Camilla Monga
paesaggi sonori Federica Furlani
prodotto dal Teatro Stabile di Verona

 

 

La danzatrice-coreografa Camilla Monga lo suggerisce ai visitatori-spettatori fin dal primo istante: mettersi le cuffie e abbandonarsi alle atmosfere musicali che cambiano col passaggio da una stanza all’altra. Ogni stanza puoi così farla tua. E la tesi di Virginia Woolf di una stanza tutta tua, per scrivere, dunque per vivere, per creare, finisce col coinvolgere anche te, visitatore-spettatore. È una gran bella cosa. È la stessa atmosfera creata dall’incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto». E il lettore può così iniziare la sua “avventura” metaletteraria.
Palazzo Maffei – Casa Museo tutti i sabati e le domeniche dal 7 maggio al 5 giugno alle ore 11.15 l’ “avventura” – col prezioso ausilio della tecnica silent-play – è museale, coreografica, musicale. Me time – Una stanza tutta per sé il titolo della performance prodotta dal Teatro Stabile di Verona, interpretata da Camilla Monga su “paesaggi sonori” di Federica Furlani, compositrice di successo appartenente a quel filone ambientalista che ha avuto nel canadese Raymond Murray Schafer scomparso un anno fa il suo precursore. Il percorso, al seguito della danzatrice Camilla Monga che ha appena presentato con successo (il 30 aprile alla Triennale di Milano) una sua reinterpretazione contemporanea della Morte del cigno, ha un epilogo bellissimo, svelabile. Una frase del novantenne pittore tedesco Gerhard Richter: “L’arte è la forma più alta della speranza”. Giusto andare a parare lì. Ne abbiamo bisogno in questo delicato momento. Ed è proprio lì che Camilla condurrà il visitatore-spettatore alla fine di un emozionante tragitto. Le prime forti emozioni gliele fa vivere nella sala Antiquarium dove sono raccolte le vestigia antiche e dove una riflessione dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio dà una speciale valenza a questo “metaviaggio” nelle stanze del secondo piano di palazzo Maffei: «Pondera spesso la rapidità con la quale è spazzato via e sottratto alla vista l’esistente e il diveniente. Giacché la sostanza è come un fiume in flusso ininterrotto, le attività sono in continua trasformazione, le cause vi agiscono in miriadi di rivolgimenti e quasi nulla è stabile, né l’istante, né il passato prossimo, mentre l’infinito del passato e del futuro sono abissi in cui tutto scompare». Dalle vestigia si passa alle “vedute” della sala omonima dove Camilla si sofferma sulla Piccola nube di Magellano del sessantasettenne Giuseppe Gallo, opera che coniuga una visione contemporanea del mondo a echi antichi proprio come la traccia musicale di Federica Furlani abbina canti ancestrali e musica elettronica. Nella sezione “Sulla natura dello spazio e della materia” sono le opere di Fausto Melotti (1901-1986) a incantare Camilla, a “dialogare” con lei che si abbandona alla musica e al luogo. Può così trascinare con sé i visitatori-spettatori in un viaggio spazio-materico preludio all’incontro con lo scultore cosmico Eliseo Mattiacci (1940-2019). A dispetto del materiale usato, tondino di acciaio nervato, è etereo il suo Tempo globale che sa di spazio infinito. Come eterea sa esserla l’installazione Lotus Maffei del designer olandese Daan Roosegaarde. Entrambi che annunciano la frase finale di speranza. Una speranza che danza e musica arricchiscono. Da sempre la danza, quella contemporanea in particolare, va cercando incontri ravvicinati con la pittura, quasi per entrare a farne parte. Grete Wiesenthal col Beato Angelico, Lucia Latour con Fortunato Depero, Maguy Marin con Hieronymus Bosch, Heinz Spoerli con Delacroix, Carolyn Carlson con Edward Hopper, Birgitta Trommler con Kandinsky… una storia bella, infinita che si arricchisce di Camilla Monga… con Palazzo Maffei.