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Adattamento e regia di Luca De Fusco

Informazioni / cast

traduzione di Masolino d’Amico
adattamento e regia di Luca De Fusco

scene di Antonio Fiorentino
costumi di Vera Marzot
musiche Antonio Di Pofi
luci Emidio Benezzi

con Eros Pagni, Gaia Aprea, Max Malatesta, Sebastiano Tringali, Giovanni Calò, Cosimo Coltraro, Piergiorgio Fasolo, Daniele Gonciaruk, Nunzia Greco, Giuseppe Infarinato, Giovanna Mangiù, Stefano Scandaletti, Enzo Turrin

 

in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”.
Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona GA.

In collaborazione con Estate Teatrale Veronese.

Avvalendosi della traduzione di Masolino d’Amico, con scene di Antonio Fiorentino e costumi di Vera Marzot, il regista Luca De Fusco vede un Mercante raccontato come un film misterioso e malinconico, ambientato in una Venezia esotica, città di traffici, spie e avventurieri, più simile a Macao, Hong Kong o Casablanca che all’immacolata città d’arte impressa nella memoria.

“Per quale ragione – si chiede il regista Luca De Fusco – un infallibile genio teatrale come Shakespeare conclude la trama del Mercante nel quarto atto, ma invece di calare il sipario ne scrive un altro intero, in cui sembra non avere molto altro da aggiungere e divaga, parlando di musica e anelli? Questa domanda mi tormentava durante i mesi di studio di questa regia, facendomi sentire come un detective che cerca di decifrare il “vero” significato del Mercante. Durante questo work in progress mi sono reso conto di aver finalmente trovato la risposta. Shakespeare non conclude il Mercante con il quarto atto, perché non ha inteso raccontare solo la storia di Antonio e Shylock ma anche quella di Porzia . E vuole riaffermare la superiorità del gioco sui traffici, della fantasia sulla realtà. Ecco perché conclude questa sua parabola sulla inafferrabilità del reale con l’affascinante quinto atto, dal significato più che mai inafferrabile.

Ecco perché la fine di Shylock non coincide con la fine della commedia. Alla fine di una lunga indagine su un testo così affascinante, una sorta di prisma sfaccettato in cui non si finisce mai di scavare, mi sono trovato in mano ciò che non avevo certo immaginato all’inizio: un atto d’amore verso l’arte, l’immaginazione, in definitiva, il teatro”.