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Regia di Paolo Valerio

Informazioni / cast

con
Marcello Bartoli –
Arlecchino e Pantalone
Dario Cantarelli Lelio
Roberto PetruzzelliBrighella e Dottore
Roberto VandelliOttavio
Andrea De Manincor – Florindo
Michela Mocchiutti Rosaura
Marta Meneghetti Beatrice
Gioia Salvatori – Colombina

Musiche Antonio Di Pofi
Fotografia e Visual Art Mauro Fiorese e Stefano Buro
Costumi Chiara Defant           
Sarta Marta Malatesta
Responsabile Tecnico Roberto Rossetto
Ideazione scenografica Paolo Valerio
Luci Enrico Berardi
Si ringrazia Gloria Gambini per la collaborazione scenografica
Aiuto regia Paola Degiuli

Il Bugiardo con Marcello Bartoli nei panni di un Pantalone padre caparbio e Dario Cantarelli in veste dell’ambiguo Lelio per la regia di Paolo Valerio debutta in prima nazionale all’Estate Teatrale Veronese nella splendida cornice del Teatro Romano a luglio 2010.

Il Bugiardo appartiene alla stagione capitale della carriera teatrale di Carlo Goldoni, quella, nell’anno comico 1750-51, delle cosiddette “sedici commedie nuove” con cui egli – scrivendo il doppio dei testi rispetto al numero fissato dal suo contratto – cerca di imporre il suo nome e la sua opera sul repertorio di compagnia.

In realtà si tratta di una “commedia nuova” fino a un certo punto, e questa è la ragione del fascino teatrale che essa emana, del suo prolungato successo nell’Ottocento e del Novecento. Capolavoro della tradizione e novità sono concepiti come perfetti meccanismi teatrali, e in quanto tali teatralmente efficaci per la loro stessa “falsità” e ambiguità. Commedia della propagazione del disegno della menzogna e del plagio – a carico dell’ambiguo Lelio, eroe necessariamente negativo che rappresenta lo stesso teatro – Il Bugiardo è molte cose insieme.

Anzitutto una trama che Goldoni “plagia”, o di cui si impossessa a sua volta, da due grandi drammaturghi dell’età barocca, Juan Ruíz de Alarcón e Pierre Corneille, spostandola però sul piano del teatro italiano e della tradizione della commedia dell’arte. Privandola dell’ambiguità metafisica – quella che si imprime nel titolo dello spagnolo: “La verità sospetta” – ma proiettandovi dentro, anche se completamente deformata, un po’ della storia della sua giovinezza, sospesa tra la vita scapestrata ai limiti della società messa in carico a Lelio e al triste, appartato, ruolo dello spento Florindo.

Due personaggi che sono – come il barone dimezzato di Italo Calvino – in realtà due facce della stessa medaglia, ovvero della storia di uomo e di autore che Goldoni raccontata per l’intera sua vita, nelle commedie e nell’autobiografia. E se a Florindo egli presta tratti di una vita onorata, fatta di assenza e di “atti mancati, Lelio incarna – a dispetto di ogni disegno di “riforma” – l’irriducibile alterità del teatro, come macchina di menzogna e di devianza, che si può anche chiamare dopotutto “spiritosa invenzione”.


Debutto all’Estate Teatrale Veronese al Teatro Romano a luglio 2010

Produzione TEATRO STABILE DI VERONA in collaborazione con I FRATELLINI.