di Cesare Zavattini

regia e con MARCO MORELLINI

tappeto sonoro FABIO VIDALI

 

Buon dio, grazie di avermi dato il profilo greco, ma grazie soprattutto di avermi creato umorista…

È questa la premessa che apre lo spettacolo “Parliamo tanto di me” costruito su testi di C. Zavattini. Premessa che denuncia una consapevolezza profonda nell’ osservare la vita ad una distanza leggera.
Parliamo tanto di me è il primo romanzo di Zavattini (opportunamente rimaneggiato e adattato) che tratta di un vero e proprio viaggio nell’ aldilà con tanto di guida di Alighieriana memoria. Certo non sono presenti gli alti e tormentati personaggi della divina commedia; le sofferenze, i dubbi e rimpianti dei personaggi di Zavattini nulla hanno a che fare con Dante, e anche la guida del nostro protagonista non è certo Virgilio.
È insomma un universo di poveri cristi che altro non fanno se non raccontare, relazionare, riflettere ad alta voce: parlare parlare parlare: la parola che allontana il buio. Tuttavia, con tocco leggero e personalissimo, attraverso paradossi e situazioni limite si narra di un viaggio nell’ oltretomba e pur sorridendo vi vengono trattati zavattinianamente i grandi temi che assillano l’uomo: la vita, la morte, la fede, la donna, la terra….Temi trattati con umiltà e follia da spiriti “comuni”: una divina commedia dei poveri.

Parliamo tanto di me è dunque il corpo centrale dello spettacolo; tutt’intorno prendono vita una serie di altri scritti e “raccontini”, che alternano momenti di grande ilarità a riflessioni sulla guerra, la speranza, il tempo, il ricordo, la bassa…..
Le atmosfere sono molteplici: si distanziano l’una dall’altra, si rincorrono, si cercano, diventano un tutt’uno per poi seguire le proprie strade. Atmosfere sviluppate sul “pensare per immagini” che Zavattini possedeva nel suo dna e che si fanno “vedere” e “vivere” da chi le ascolta.
Il lungo film dei pensieri di Za che colmano la distanza tra l’entusiasmo e il disincanto, di sapore indissolubilmente padano.