di Dino Buzzati

adattamento teatrale e regia - Paolo Valerio

con Marco Morellini

immagini e proiezioni tratte dai quadri di Dino Buzzati

dedicato ad Almerina Buzzati

“Posso chiamare «Il deserto dei Tartari» il libro della mia vita”
Dino Buzzati

 

NOTE DI REGIA
In passato ho già avuto modo di realizzare altri spettacoli tratti da testi di Buzzati, tra i quali “Sette Piani” e “Poema a Fumetti”, oltre alla fiaba “La meravigliosa invasione degli orsi in Sicilia”, alcuni racconti e nel 2016 “Il deserto dei Tartari”, il suo capolavoro. Ora questo nuovo allestimento in forma di monologo ne restituisce ancora di più il valore letterario e la potenza poetica.

Il mondo di Buzzati è affascinante e misterioso e ne “Il deserto dei Tartari”, il romanzo che segnò la sua vera consacrazione tra i grandi scrittori del Novecento italiano, sono presenti tutte le sue tematiche principali, oltre al suo immaginario onirico di paesaggi e personaggi.

Lo scrittore bellunese in un'intervista affermò che lo spunto per il romanzo, il cui tema portante è quello della fuga del tempo, era nato “dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo l'idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell'esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva”.

In questo tempo immobile eppure ritmato dalla concreta vita militare, la scelta di rendere la storia in forma di monologo, di racconto sottolinea come tutti potremmo essere Drogo, seguendo le emozioni che il passare tempo si modificano in Drogo come in ognuno di noi: dalla partenza fiduciosa all’attesa, alle delusioni, al sorriso del finale.
Come sfondo di questo racconto verranno proiettate le immagini del pittore Dino Buzzati.

“Il deserto è un libro da leggere due volte: la prima per non capire nulla fino all’epilogo e lasciarsi sorprendere (l’effetto che Buzzati ricercava), la seconda per ricucire le trame e riconoscere a ritroso le tante premonizioni. La vicenda è circolare e alla fine tutto torna.” (Cit. Lucia Bellaspiga)
Vorrei che questo spettacolo fosse un’altra lettura possibile dell’infinito Dino Buzzati.
Paolo Valerio

TRAMA
Il protagonista è Giovanni Drogo, un giovane e speranzoso tenente mandato in servizio presso un non meglio identificato distaccamento militare ai confini del mondo, la "Fortezza Bastiani", relegata in cima ad un'impervia montagna e che da subito appare come sospesa tra sogno e veglia.
La Fortezza, un tempo scenario di grandi battaglie, è ora un avamposto abbandonato e pressoché dimenticato, ma che vincola a sé tutti i militari del battaglione per il senso di perenne attesa di un nemico che ci aspetta giunga dalla frontiera e che rappresenta il sogno di una gloria da conquistare e di un destino su cui riporre la propria fiducia.
Quando Drogo giunge alla Fortezza, è convinto di trascorrere in quel luogo desolato solo qualche mese, per poi tornare alla vita normale.
Dopo poco però, la pacata e monotona vita della Fortezza Bastiani, la disciplina militare, gli orari dell'esistenza comunitaria e la convinzione o illusione che di lì a poco il nemico arriverà, fanno presa su Giovanni Drogo che, senza rendersene conto, trascorre in quel luogo remoto tutti gli anni della sua esistenza.
Per Drogo, così come per i commilitoni, la speranza di veder comparire un nemico all'orizzonte si trasforma a poco a poco quasi in un'ossessione metafisica, in cui si fondono il desiderio di eroismo e la necessità dell’uomo di dare un senso alla propria esistenza.
Mentre trascorrono i decenni, e mentre si seguono le vite degli altri soldati della Fortezza, Drogo rimane fatalmente incatenato a questa condizione tra speranza e disillusione; quando, per una breve licenza, potrà rientrare nel mondo reale, percepirà tutto il senso di irreparabile distacco rispetto agli amici di un tempo e alla fidanzata.
L’arrivo del nemico, si rivela infine un momento simbolicamente unico: quando finalmente i Tartari, a lungo attesi, avanzano verso la Fortezza, Drogo, precocemente invecchiato, ammalato, viene frettolosamente congedato e trascorre la sua ultima notte in un'anonima locanda, sulla via del ritorno.
Il momento della morte diventa però per il protagonista una vera rivelazione: dopo un'esistenza spesa e sfumata nell'attesa di un evento che dia un senso alla propria vita, Drogo capisce, guardando la sua piccola porzione di stelle, che la vera vittoria è la sua.