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Regia di Franco Damascelli

Informazioni / cast

Con
Roberto Petruzzelli

Burattini realizzati da
Natale Panaro

Tecnica: mista (attore, burattini e muppets)

Lo spettacolo è una rielaborazione della celebre tragedia shakespeariana.
Per mettere bene in scena un’opera di Shakespeare – scriveva Jan Kott, uno dei suoi più autorevoli studiosi – occorre necessariamente tradirlo; noi lo abbiamo dunque tradito, pur con il massimo rispetto.
Un solo attore interpreta la vicenda, ora nei panni di Benvolio e ora in quelli di Mercurio o del rude Tebaldo; ora in quelli del padre, ora – perché no? – in quelli della madre di Giulietta; ora, infine, nei panni di frate Lorenzo.
Egli dialoga, scherza, interagisce con il pubblico, combatte a duello con Romeo, tenero e innamorato burattino. Nei panni di Tebaldo si fa persino uccidere da lui, procurandone l’esilio. E’ prodigo di materni consigli e di paterni rimbrotti per la bellissima Giulietta, e, nei panni di frate Lorenzo, la unisce in matrimonio con Romeo. E’ ancora lui a suggerirle di bere la pozione, causando, complice la smemoratezza di Benvolio, il tragico equivoco che provocherà la fine del sogno d’amore dei due giovani.
Accanto all’attore e ai suoi burattini, sarà però il pubblico a rendersi protagonista di alcuni dei momenti più salienti della tragedia: nella scena del balcone, ad esempio, due ragazzi presteranno la propria voce alla dichiarazione d’amore più famosa di tutti i tempi.

Attraverso l’espressività dei burattini, gli aspetti tragici della vicenda vengono smussati senza perdere spessore, così come gli accenti lirici dello sfortunato e grande amore tra i due giovani vengono teneramente esaltati e resi percepibili appieno anche da un pubblico di giovanissimi.
Ma Romeo e Giulietta non è solo una storia d’amore; è piuttosto un urlo contro le guerre, gli odi, le intolleranze e i pregiudizi.
La tragedia di Shakespeare è stata più volte “tradita” in tale senso. Qualcuno ha sostituito la rivalità tra Montecchi e Capuleti con quella tra ebrei e palestinesi, tra cristiani e musulmani, o tra appartenenti a razze e culture diverse; e sempre ha prevalso il valore di fondo dell’opera: la condanna della ferocia e dell’assurdità degli antagonismi e l’invito a sfrondarli fino alle radici: Qui, spesso, può annidarsi un amore che rischia di venire violentato.
Abbiamo voluto che, nella necessaria stringatezza del racconto, coesistessero i grandi accenti lirici del capolavoro di Shakespeare con i toni a volte leggeri e scanzonati più affini all’espressione del teatro di figura.