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Regia di Piero Maccarinelli

Informazioni / cast

traduzione e adattamento di Dario Del Corno
produzione Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona

Ecuba, Anna Maria Guarnieri
Taltibio, Maurizio Donadoni
Cassandra, Jun Ichikawa
Andromaca, Maria Paiato
Elena, Anna Valle
Menelao, Luca Bastianello
Donne troiane, Valentina Gristina, Elena Giusti
Troiane, Clivia Atturo, Giulia Buonomo, Paola Del Duca, Chiara Friselli, Paola Ghigo, Stefania Pambianchi, Barbara Veit.

musiche composte e dirette da Antonio Di Pofi
costumi Francesca Sartori
realizzazione costumi Sartoria Tirelli – Roma
parrucche Rocchetti e Rocchetti – Roma
direttore di scena Matteo Hinterman

 
 
 
 

Il dolore delle troiane sembra voler essere un dolore universale, il dolore della Donna rispetto all’insensatezza della guerra, di tutte le guerre. Tragedia attuale quante altre mai, purtroppo ancora vivibile e visibile in molte parti del mondo ancora oggi. Già di per sé nostra contemporanea e quindi non bisognosa di attualizzazioni.

Le tre tragedie che compongono Le Troiane hanno per argomento tre momenti di un solo grande avvenimento cantato dall’epos: la guerra di Troia. Infatti rappresentano il momento estremo dell’immensa tragedia.
La città è stata invasa e distrutta. Periti tutti gli uomini, le donne dei vinti, aspettano il loro destino. Posidone, lamenta nel prologo la rovina della città. Giunge la dea Atena che, offesa per l’oltraggio fatto a Cassandra, afferma che i Greci saranno puniti del sacrilegio con un doloroso ritorno, in mezzo alle tempeste.
La vecchia Ecuba lamenta, esortandosi a dolorosa rassegnazione, il suo destino e maledice la causa della guerra, l’odiosa sposa di Menelao.
Il coro delle troiane si domanda angosciato quale sarà la sua sorte, in quale parte della Grecia dovrà sopportare la schiavitù. A portare il decreto viene l’araldo Taltibio. Annuncia che ciascuna delle donne è stata assegnata ad un padrone, Cassandra, sarà schiava e concubina di Agamennone, Polissena sarà assegnata alla tomba di Achille, Andromaca andrà con Pirro, mentre la vecchia Ecuba sarà schiava di Ulisse.
Dalla tenda di Cassandra esce la profetessa delirante in danza sfrenata, celebrando con disperazione che sembra furore di gioia le nozze da cui sarà violato il suo corpo consacrato al dio, e profetizzando la sventura a cui la sua unione con Agamennone darà luogo. L’araldo porta via Cassandra, mentre Ecuba deplora la sua sorte futura si schiava. Un canto in cui il coro fa rivivere l’ultimo giorno di Troia, chiude quest’episodio.
Ne segue uno in cui grandeggia la sventura di Andromaca. Questa giunge col bambino ad annunziare a Ecuba che sua figlia Polissena è stata sacrificata sulla tomba di Achille. Mentre Andromaca cerca di consolare la madre disperata, giunge di nuovo Taltibio, che spinto dai Greci sotto consiglio di Ulisse, deve uccidere il piccolo Astianatte. La madre ormai senza forza non tenta di resistere e piangendo si stacca dal figlio maledicendo tutti i Greci.
Un altro episodio è dedicato all’incontro di Menelao e di Elena. L’eroe spartano viene per riprendere la sposa, manifestando il proprio proposito di ricondurla con sé in Grecia per punirla con la morte. Lo loda, Ecuba, del consiglio, ma lo esorta a non trattenersi con lei per non esser ripreso dall’amore. Ella conosce la donna che è stata causa di ogni sua rovina. Entra Elena stessa, e chiede allo sposo di potersi difendere prima di morire. Menelao glielo concede ed Ecuba parlerà poi contro di lei. Le due pronunziano i loro discorsi, Elena dando colpa alla dea Afrodite, e Ecuba accusando il carattere vano, avido, rapace e insensibile di Elena.
Menelao che in apparenza pare convinto dalle ragioni della vecchia regina, finirà col risparmiare Elena.
Il coro chiama Zeus chiedendo di colpire col fulmine la nave che riporterà in patria Elena.
Nell’ultimo episodio, Taltibio riporta a Ecuba il corpo del piccolo Astianatte, figlio di Ettore, a cui darà l’ultimo onore. Ecuba piange sul corpo del bambino e poi farà portare lo scudo del padre dove farà porre il fanciullo, così egli avrà la sepoltura.
Taltibio ritorna, portando l’ordine ai Greci di dare alle fiamme tutta la città. Ecuba deve allontanarsi, e insieme col coro, essa leva l’ultimo canto, il canto di morte, sulla sua patria. Troia non è più. Il doloroso corteo delle prigioniere si muove verso il suo destino.

I PROTAGONISTI
La figura di Ecuba, che solo una grande attrice tragica può sostenere, è affidata ad Anna Maria Guarnieri
Il ruolo di Cassandra è affidato a Jun Ichikawa, la protagonista del film “Cantando dietro i paraventi” di Olmi.
Menelao è interpretato da Luca Bastianello.
Taltibio è Maurizio Donadoni, reduce dai trionfi siracusani con Irene Papas
Andromaca è Maria Paiato, premio della critica la scorsa stagione
Elena ha il corpo e la voce di Anna Valle
Ad Antonio di Pofi è stato richiesto un contributo sulle musiche che non fosse solo una musica da accompagnamento, più o meno suggestiva.
Si è scelto di lavorare con un gruppo di donne di varia età ed estrazione, non solo attrici professioniste: sull’urlo e il lamento, la follia e la disperazione, la rabbia e l’angoscia; senza strumenti ma solo con le voci delle donne stesse.
La traduzione è quella, splendida, scevra di enfasi, di grande impatto di Dario Del Corno.
La regia è di Piero Maccarinelli che ritorna al Festival Palladiano dell’Olimpico dopo il grande successo dell’Ifigenia in Aulide con Pambieri-Tanzi

LA SEDE
Lo spettacolo sarà ospitato al Teatro Olimpico di Vicenza, costruito tra il 1580 ed il 1584 e progettato da Andrea Palladio sull’area dell’antico castello dei Carraresi, del quale sono visibili le mura.
L’Olimpico, dopo la splendida inaugurazione avvenuta il 3 marzo 1585 con la rappresentazione dell’Edipo re di Sofocle, entrò in un lungo periodo di inattività, dal quale si riprese solo occasionalmente.
Infine nel 1935, quando all’Accademia Olimpica si affiancò il Comune di Vicenza, il famoso teatro rinascimentale divenne sede permanente di spettacoli.

Nel 1994 il monumento è stato inserito nella World Heritage List dell’UNESCO.